May 2015 - RootsHighway

Questo disco conferma la sensazione che andiamo ripetendo da tempo, ovvero sia che per certe sonorità tipicamente etichettabili come "Americana", in questo caso a cavallo fra alternative country e desert rock, l'Europa è diventata una sorta di seconda patria, spesso più fedele dell'originale. Questione di suggestioni, forse, ma non è la prima volta che constatiamo di avere in giro, tra nord Europa, Germania, Inghilterra e naturalmente Italia, gente più "realista del re", come si suol dire in questi casi. Che poi tutti questi signori siano all'altezza delle loro fonti di ispirazione è un altro paio di maniche. L'affascinante musica di questo quintetto olandese, giustamente definitasi Dark Americana, sembra però appartenere alla categoria di chi è riuscito a far proprie certe sonorità, senza scadere nella mera imitazione dei modelli, semmai contribuendo allo sviluppo del genere con una propria sensibilità.

Il primo nucleo dei Point Quiet - Pascal Hallibert, Hans Custers, Daan van Diest, Simone Manuputty e Jan van Bijnen - nasce nel 2007 sotto una diversa sigla, Deseronto, nome ispirato a una sperduta cittadina dell'Ontario, già richiamando dunque quel tipico suono folk rock legato alle radici. Debuttano ufficialmente con l'omonimo album nel 2011: a quattro anni di distanza, i cinque musicisti, nei quali spicca il polistrimentista Jan van Bijnen (essenziale infatti il suo apporto, diviso tra dobro, pedal steel, banjo, accordion e tromba), definiscono meglio i contorni della loro proposta musicale, attraverso questi undici episodi che sanno di terre desolate, di luoghi oscuri, non solo geografici ma direi dell'anima.

Mi hanno ricordato immediatamente la malinconia agrodolce dei canadesi Deep Dark Woods, una delle migliori realtà dell'alt-country di questi anni, ma anche qualche riflesso "morriconiano" dei Calexico e tutto il suono più scuro del movimento roots di queste stagioni. Alla ricetta loro aggiungono degli accenti che li fanno assomigliare ad una band che frequenta il border texano (le colorazioni spanish in alcuni passaggi strumentali). Qualche volta si sconfina in un suono più smaccatamente country rock (NY or Not NY, la commovente Told), tra marcette un po' sinistre (Trembling Stars) e ballate aride, più in generale la formazione predilige i toni cupi, acustici e blandi (The West Wind), intrecciando sapori rurali ed eleganti passaggi per archi e accordion. Le canzoni di Ways And Needs Of A Night Horse, a cominciare dall'affascinante title track, camminano comunque sulle loro gambe e possiedono fascino da vendere.

(Davide Albini)